“Le iniziative di mobilitazione messe in atto nei giorni scorsi, sostenute dalla forte partecipazione dei lavoratori della scuola che in tanti modi stanno manifestando il disagio crescente per le condizioni in cui sono costretti a operare, hanno prodotto importanti risultati. Sono state cancellate le norme inserite nel disegno di legge di stabilità che stravolgevano il contratto nazionale modificando gli orari di servizio dei docenti. Giovedì, in un incontro a Palazzo Chigi che ha visto la presenza, insieme al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, dei ministri Profumo (Istruzione), Grilli (Economia) e Patroni Griffi (Funzione Pubblica), il Governo ha comunicato di avere predisposto l’atto di indirizzo sul recupero della validità dell’anno 2011 ai fini delle progressioni di carriera e il relativo pagamento degli scatti per chi li ha maturati. I sindacati Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu esprimono soddisfazione per l’esito dell’incontro, che dà finalmente risposta ad una rivendicazione da tempo sostenuta.  A questi due obiettivi (cancellazione delle norme sugli orari, emanazione dell’atto di indirizzo per la trattativa sul recupero degli scatti) era rivolta la mobilitazione: si decide pertanto la sospensione dello sciopero e della manifestazione del 24 novembre. Siamo ora impegnati a concludere il negoziato in modo positivo nel più breve tempo possibile”.

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Sospendere uno sciopero perché sono raggiunti gli obiettivi a cui era rivolto non è segno di debolezza, ma atto di elementare serietà.

La storia si ripete. Ancora una volta chi riesce a ottenere qualche risultato se lo vede contestare da chi, incapace di costruirne di migliori, offre in alternativa soltanto slogan sempre più frusti, privi di sostanza e di prospettiva. L’anno scorso, sugli scatti di anzianità, si arrivò a negare l’evidenza, anche dopo che gli stessi erano stati riscossi dagli interessati. Oggi, quando si profila il recupero di quelli maturati nel 2011 attraverso l’unica via realisticamente percorribile, in un contesto la cui difficoltà non ha bisogno di essere spiegata a persone di buon senso, i teorici del “più oltre” si affannano a denunciare lo scippo di cui sarebbe vittima una categoria destinata, a loro dire, ad un futuro dalle tinte assai fosche.

Se volessimo cavarcela con una battuta, potremmo dire che il futuro non ci angoscia, perché siamo certi che a breve un governo finalmente amico saprà renderci, con gli interessi, quanto i suoi biechi predecessori ci hanno prima tolto, e poi non restituito. I futuri radiosi, tuttavia, ci piace costruirli occupandoci del presente e trovando da subito, se possibile, qualche soluzione ai problemi che questo ci consegna.

Nel merito: va precisato, intanto, che il recupero della validità del 2011 ai fini delle progressioni di carriera non riguarda una parte della categoria, ma tutti i lavoratori. Con l’accordo dell’anno scorso i tre anni “congelati” per le carriere si sono ridotti, per tutti, a due: con la trattativa che andremo a fare, si ridurranno, per tutti, a uno. Per ottenere questo risultato non c’è oggi altra via che quella di utilizzare una parte delle risorse contrattuali disponibili. Operazione, peraltro, rivelatasi tutt’altro che semplice, oggetto di una lunga e pressante azione sul ministero dell’istruzione, su quello dell’economia e infine sul governo nel suo complesso, fino alla mobilitazione e alla proclamazione dello sciopero che l’ha sbloccata. La quota che ci si propone di prelevare dal fondo d’istituto, e su cui si apre la trattativa, non sarebbe d’altra parte tale da compromettere, come si arriva a scrivere, l’offerta formativa agli studenti: fermo restando integralmente l’ammontare di alcune coperture, tra cui proprio quella delle attività destinate agli alunni (ex i.d.e.i.), tale quota si aggira infatti sul 20%, non discostandosi molto dalla percentuale delle risorse che risultano, annualmente, non utilizzate. Stiamo facendo “un gioco delle tre carte”? Parole in libertà che lasciano il tempo che trovano: i lavoratori non hanno bisogno di parole, ma della presenza e del lavoro di un sindacato che sappia, quando è il momento, assumersi fino in fondo la responsabilità delle scelte necessarie.

La mobilitazione e la lotta, per noi, a questo servono: a rafforzare l’azione condotta su obiettivi puntuali, precisi, chiari. Per questo vi ricorriamo a ragion veduta, preoccupati di non sminuirne il valore facendone un uso inflazionato e sterile. Se la proclamazione dello sciopero del 24 novembre ha prodotto effetti, lo si deve anche alla credibilità dei suoi promotori. Sospendere uno sciopero perché sono raggiunti gli obiettivi a cui era rivolto non è segno di debolezza, ma atto di elementare serietà. Ci atteniamo, in questo, a comportamenti che appartengono alla miglior tradizione del sindacalismo confederale.

Sappiamo benissimo che al di là delle questioni al centro della mobilitazione di questi giorni  ce ne sono tante altre, fonte di un disagio che il mondo della scuola vive da tempo, aggravato dalle scelte sbagliate degli ultimi anni. C’è chi quel disagio lo assume come pretesto per motivare sempre e comunque ogni agitazione; per noi è oggetto di un lavoro costante, di un impegno quotidiano in cui la nostra organizzazione si spende, ad ogni livello, con l’intelligenza e la dedizione di tutti i suoi dirigenti e militanti, affermando e sostenendo con la concretezza dei risultati il valore della scuola pubblica e la dignità professionale dei suoi operatori.


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