E’ un falso clamoroso quello che sta diffondendo il premier nel tentativo di “nobilitare” il suo ricatto sulle assunzioni. Non è vero che senza la riforma le assunzioni non servirebbero: non si raccontino frottole, ogni anno vengono assunti, perché la scuola possa funzionare regolarmente, ben più di 100.000 insegnanti precari. Solo quest’anno, più di 130.000. E non sono certo assunti “per girarsi i pollici”, come Renzi sostiene che accadrebbe se non passasse la sua riforma. Parole senza senso, un messaggio fuorviante, di deliberata e interessata disinformazione.
La verità vera è che le centomila assunzioni sarebbero non soltanto indispensabili, ma addirittura insufficienti se l’obiettivo fosse più ambizioso di una pur doverosa “stabilizzazione” del lavoro precario. Bisognerebbe anche, per dirla tutta, che l’organico funzionale fosse la risorsa data alle scuole per arricchire l’offerta formativa, mentre la tanto decantata riforma di Renzi lo finalizza prioritariamente alla copertura delle supplenze. Col rischio, in questo caso sì, che ci possa essere gente che “si girerà i pollici”.
Sono mesi che tentiamo inutilmente di far capire al Governo che questa è una riforma “scriteriata”, nel senso letterale del termine, perché si regge su criteri improvvisati e artificiosi, col rischio di aggravare i problemi anziché risolverli, a partire da quello del fabbisogno di organico e del contrasto alla precarietà. Criteri che nascono dalla scarsa o nulla conoscenza della vera realtà della scuola, e anche per questo sono stati più e più volte cambiati con un mix di arroganza e superficialità, cose che in un processo di autentica riforma sono semplicemente inammissibili.
Su un dato stiamo cercando di far riflettere Governo e Parlamento: metà dei precari che ogni anno, e da più anni, vanno in classe per garantire l’attività didattica normale ai nostri studenti, non rientrano nel piano di assunzioni previsto dal Governo, in pieno contrasto con quanto impongono le norme sulla stabilizzazione del lavoro precario. Chiedere che si proceda subito alle assunzioni, prendendosi sul progetto di riforma i tempi di un opportuno e doveroso approfondimento, non vuol dire affatto trasformare la scuola in un ammortizzatore sociale: significa evitare che della nostra scuola e dei diritti di tanti lavoratori si faccia scempio con una proposta in gran parte sbagliata e che il Parlamento, senza cedere a ricatti privi di dignità e di senso, ha ancora tempo e modo di correggere. Per quanto riguarda le assunzioni, non limitandosi a sparare numeri di grande effetto, ma mettendo in atto una strategia che consenta, in un arco ragionevole di tempo, di raggiungere due obiettivi: ridare alla scuola quanto le è stato tolto, in termini di posti, negli anni scorsi; avviare con risorse aggiuntive un vero organico funzionale. E assumere, per questo, il personale necessario. Altro che “ammortizzatore sociale”, far funzionare meglio la scuola è l’obiettivo su cui ci battiamo da anni.
La smetta in ogni caso Renzi di far finta di non capire le ragioni e la portata di una protesta che ha visto in piazza, più volte, l’intero mondo della scuola, e in particolare tantissimi precari, proprio quelli che sono serviti in questi anni a far funzionare la scuola e che, con il suo piano di assunzioni, finirebbero in mezzo alla strada senza neanche un ringraziamento.
Roma, 21 giugno 2015
Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola