(La seduta ha inizio alle ore 09:34)
Con 159 voti favorevoli e 112 contrari l’Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando il maxiemendamento 1.9000 interamente sostitutivo del ddl n. 1934 di riforma del sistema nazionale di istruzione. Il testo passa alla Camera dei deputati.

In apertura di seduta il Ministro delle riforme e dei rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha posto la questione di fiducia sull’approvazione di un maxiemendamento interamente sostitutivo. Rispetto al testo licenziato dalla Camera, il maxiemendamento prevede che tra le assunzioni di docenti precari ci siano anche gli idonei del concorso 2012 e che la nuova regola della chiamata diretta dei docenti da parte del preside sia valida dal settembre 2016. Il piano dell’offerta formativa sarà elaborato dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, e approvato dal consiglio di istituto. Il numero dei componenti dei comitati scolastici per la valutazione dei docenti è aumentato: ai due rappresentanti dei genitori e ai tre rappresentanti dei docenti si aggiunge un membro esterno individuato dall’ufficio scolastico regionale. E’ prevista anche l’introduzione di criteri per la valutazione, ogni tre anni, dei dirigenti scolastici, che saranno esaminati da ispettori esterni sul miglioramento del servizio scolastico e sulle competenze gestionali e organizzative, valorizzazione del merito professionale.

A conclusione dell’esame dei profili finanziari, il Presidente della Commissione bilancio, sen.Azzollini (AP), ha rilevato che il maxiemendamento governativo riproduce sostanzialmente l’emendamento 1.1000, presentato dai relatori in Commissione istruzione nella seduta del 23 giugno: le uniche modifiche riguardano l’accoglimento delle condizioni già formulate dalla Commissione bilancio. Quanto alla destinazione al fondo per finalità istituzionali dei risparmi previsti dai commi 94-104, la Commissione ritiene che essa non sia congruente con i principi di contabilità: dovrebbe essere, quanto meno, limitata al solo anno di avviamento delle procedure, in considerazione del fatto che l’anno scolastico non coincide con l’anno solare. Il Vice Ministro dell’economia e delle finanze Morando ha riconosciuto il fondamento tecnico dell’osservazione rispetto all’ultimo periodo del comma 102, che ha modificato con il riferimento ai risparmi “accertati nell’esercizio finanziario del 2015”. I sen. D’Alì (FI-PdL) e Anna Bonfrisco (CRi) hanno auspicato una modifica del Regolamento, rilevando che anche i maxiemendamenti di fiducia dovrebbero essere sottoposti al vaglio vincolante della Commissione bilancio, ex articolo 81 della Costituzione. La sen. De Petris (SEL) ha sollecitato l’intervento del Ministro della pubblica istruzione che non ha replicato alle numerose osservazioni emerse nella discussione generale.

Nella discussione sulla fiducia hanno preso la parola i sen. Maria Mussini, Bocchino, Campanella, Laura Bignami (Misto); Martelli, Puglia, Cioffi, Michela Montevecchi, Manuela Serra (M5S); Alessia Petraglia, Cervellini, Barozzino (SEL); Arrigoni, Crosio, Candiani (LN); Malan, Gasparri (FI-PdL); Liuzzi (CRi); Davico (GAL); Buemi (Aut); Russo (PD).

Le opposizioni hanno ricordato che il provvedimento è osteggiato dall’intero mondo della scuola: sarebbe stato opportuno esaminarlo in modo più approfondito, stralciando e inserendo in un decreto-legge il piano delle assunzioni. Il Governo invece, dopo aver annunciato una sospensione in vista di una consultazione di docenti e studenti, ha poi utilizzato la stabilizzazione degli insegnanti pecari come arma di ricatto per far passare un ddl indigeribile. L’iter del provvedimento è stato segnato da bugie e forzature: la minoranza è stata accusata di bloccare le assunzioni, in realtà, temendo di non avere numeri sufficienti in Commissione, il Governo ha fatto ricorso all’ostruzionismo di maggioranza e ha impedito di votare gli emendamenti. Entrando nel merito, i poteri discrezionali del preside contrastano con la libertà di insegnamento e favoriscono il clientelismo; la chiamata diretta conferisce al dirigente la possibilità di derogare alle graduatorie di merito e rende precario l’incarico ai docenti di ambito territoriale; ad essere premiato non sarà il merito ma il servilismo; le norme sulle assunzioni prevedono disparità di trattamento e daranno luogo a inevitabili contenziosi; le risorse stanziate non compensano i tagli.

Secondo M5S il provvedimento è antidemocratico nel metodo e nei contenuti. Mira a distruggere la scuola pubblica e a incentivare le scuole private ed è destinato ad aumentare le diseguaglianze sociali e territoriali. Ispirato da Confindustria, il provvedimento risponde al disegno dei poteri finanziari, che hanno bisogno di sudditi, non di cittadini, di forza lavoro dequalificata e precaria, non di persone dotate di senso critico e consapevoli dei propri diritti. Secondo il Gruppo Misto-SEL il filo conduttore dei principali provvedimenti del Governo – la riforma costituzionale, il jobs act, il ddl scuola – è il modello dell’uomo solo al comando. Tradendo la promessa di cambiare verso, l’Esecutivo sta portando a compimento un progetto di restaurazione che smantella le conquiste civili e sociali che hanno segnato lo sviluppo democratico, culturale ed economico del Paese. Da vent’anni l’autonomia scolastica è sinonimo di aziendalizzazione, privatizzazione, dequalificazione della scuola pubblica: il libero sapere è sacrificato a istanze di profitto e di potere. Il ddl scuola non contiene alcuna novità, è addirittura peggiore della riforma Gelmini: conferisce maggiori poteri ai dirigenti scolastici, dà maggiori risorse alle scuole private. La scuola italiana – ha rilevato la Lega Nord – non è affatto alla preistoria, come afferma il Presidente del Consiglio. L’autonomia scolastica e i sistemi di incentivazione del merito esistono già. Il ddl, varato con un atto d’imperio, che ha esautorato persino il Ministro dell’istruzione, ha un’impronta centralista e antidemocratica, non pone al centro lo studente, non valorizza i docenti, non parla di programmi didattici. Il ritorno del Premier a metodi autoritari è in fondo un segno di debolezza e non consentirà di arrestare il declino di consensi registrato nelle ultime elezioni amministrative. Le critiche di FI-PdL e Conservatori Riformisti si sono appuntate in particolare sul metodo, che ha soffocato il confronto, sull’iniquità delle norme riguardanti le assunzioni, sulla disposizione riguardante la teoria del gender. Secondo il centrodestra il ddl è privo di respiro e di progettualità: la mancanza di contenuti è celata da titoli altisonanti. L’autonomia, la valorizzazione del merito, l’alternanza scuola-lavoro sono già previsti dalle norme vigenti. L’invarianza delle risorse finanziarie è il segno tangibile dell’inconsistenza della riforma. Secondo la maggioranza del Gruppo GAL il provvedimento è mediocre, non risolve tutti i problemi sollevati dalla sentenza della Corte di giustizia europea, prevede un meccanismo discrezionale di assunzione dei precari, che esclude coloro che hanno seguito corsi di formazione e tirocini abilitanti, non definisce criteri oggettivi di valutazione.

Nell’ambito della maggioranza, il Gruppo delle Autonomie ha espresso apprezzamento per la valorizzazione dell’autonomia scolastica, l’alternanza scuola-lavoro, il bonus annuale per le eccellenze, il credito d’imposta per le erogazioni liberali, la salvaguardia delle prerogative delle autonomie speciali. Il Gruppo Area Popolare ha osservato che il ddl è volto ad ampliare l’offerta formativa, ad affrontare il problema del precariato, a stanziare risorse per l’edilizia scolastica, a introdurre la valutazione dei docenti, a rafforzare il sistema duale di istruzione, basato sulla scuola pubblica e sulla scuola paritaria. Il PD ha negato che il ddl tratteggi un preside sceriffo e ha ricordato le modifiche introdotte durante l’iter del ddl, che hanno rafforzato il principio di collegialità. Invertendo una tendenza che dura da molti anni, il ddl investe risorse sulla scuola: saranno assunti centomila precari, sarà bandito un concorso per sessantamila posti, sarà istituita una carta per i consumi culturali degli insegnati.

Nelle dichiarazioni di voto hanno negato la fiducia i sen. Mario Mauro (GAL), Anna Cinzia Bonfrisco (CRi), Centinaio (LN), Loredana De Petris (SEL), Rosetta Blundo (M5S), Marin (FI-PdL). Hanno annunciato la fiducia i sen. Zeller (Aut), Conte (AP), Puglisi (PD). In dissenso dal Gruppo, il sen. Ruta (PD) ha annunciato di non votare la fiducia, ricordando che nel programma elettorale del PD era prevista una riforma partecipata della scuola.

(La seduta è terminata alle ore 18:48 )

Di monicaf