Lunedì 12 dicembre assemblee in orario di servizio in concomitanza con le manifestazioni locali. Lunedì 19 dicembre sciopero di un’ora. Queste le decisioni assunte unitariamente da FlcCGIL, CISL Scuola e UIL Scuola per sostenere la richiesta di riaprire il confronto sulla manovra e di cambiarla nel segno di una maggiore equità.

La decisione segue un incontro dei segretari generali di CGIL, CISL e UIL svoltosi questa mattina, 7 dicembre, da cui scaturisce una fitta serie di iniziative articolate sul territorio e per categorie.

Di seguito una dichiarazione resa nella giornata di ieri da Raffaele Bonanni.

 “Siamo preoccupati di quello che sta avvenendo e non poteva che essere così quando si esclude il confronto serrato con le parti sociali. E’ la prima volta che succede”. Così Bonanni, che annuncia la mobilitazione della CISL per una manovra più equa. “Non poteva che andare a finire in questo modo” – ha proseguito il segretario generale CISL – “per il solo fatto che non ci sono state mediazioni. Questa manovra è una misura pesante e senza equilibrio, siamo preoccupati perché a pagare sono i lavoratori, già in difficoltà. Nessuno può sfuggire a questa manovra, e le persone nate negli anni ’50 saranno le più colpite perché si trovano inchiodate da un fuoco concentrico: da una parte l’innalzamento dell’età e al passaggio da sistema retributivo a contributivo. Tra l’altro le donne sono le più colpite, il tutto nel pieno della crisi economica che vede molti lavoratori in cassa integrazione in deroga, ordinaria, straordinaria e via dicendo. La manovra quindi colpisce un’area vastissima di lavoratori italiani; molto esposti i lavoratori del privato, delle piccole e medie aziende dove i soldi non sono facilmente reperibili, dove si è in mano alla volontà delle aziende che possono decidere di licenziare. E’ una cosa ingestibile”.

“Abbiamo chiesto un confronto” – è tornato a sottolineare Bonanni – “ci è stato negato accampando una pretesa mai sentita fino ad ora: di ingestibilità di una materia che è del tutto politica. Francamente penso sia una decisione bizzarra che non ha nessun precedente in Italia. Il tutto mentre si continua a non fare chiarezza sui fondi speciali, sui tanti che prendono pensioni esorbitanti. Fino a qualche tempo fa si usava l’argomento ‘giovani’ come scudo per poter pensare una riforma. Oggi non si parla più nemmeno di giovani. Dal 1996 non più del 10% ha la copertura dei fondi, cosa che abbiamo chiesto fosse obbligatoria. Equità, ci è sembrato un termine che risuonasse fortemente qualche giorno fa. Dove è andata a finire? Riteniamo un errore evitare il rapporto con le parti sociali, viene voglia di dire che si commissaria la politica e non il sociale e ci rivolgeremo ai gruppi parlamentari per far vivere un minimo di discussione che ci porti a decisioni sì rigorose ma al rigore deve accompagnarsi l’equità che fino ad ora non abbiamo trovato. Senza confronto non ci può essere equità. E come sindacato siamo interessati a questo e su questo problema e su altri della previdenza riteniamo che bisogna aprire una vera e proprio trattativa e su questo non lasceremo correre.Come non siamo d’accordo sulla vicenda fiscale: non deve interessare né i lavoratori né i pensionati perché hanno la ritenuta alla fonte. Ci dispiace che non si sia più parlato di patrimoniale e imposte indirette e ricordiamo al prof. Monti che sono i sistemi più usati in Europa. Insisto: quando c’è un governo tecnico il sociale deve essere la realtà e ciò non si è fatto: questo è un pericolo. Non si troverà così la coesione nel paese. La vicenda fiscale è ciò che deve essere portata avanti ed il Governo deve dare segni tangibili”.

“Dopo le nostre proteste, almeno ci si è astenuti dall’ innalzare l’Irpef. Rivendichiamo ora una discussione sul fisco: che fine ha fatto l’affermazione del presidente del Consiglio al Senato che diceva che ci sarebbero state tasse indirette e carichi sui patrimoni? Il Governo ha detto che queste non sono materie di nostra competenza ma ci riconosce competenza sul mercato del lavoro: a Monti e al Ministro del lavoro rispondo che il sindacato non c’è per licenziare la gente. Non rinunciamo ma agiremo in tutti i modi per far rientrare questo tentativo di far fallire i soggeti sociali perché quello che è avvenuto è un vero blitz a scapito delle parti sociali. Abbiamo forti rappresentanze da gestire e non abbandoneremo così facilmente la nostra reputazione di soggetti riformisti, non molleremo affatto la vicenda che abbiamo di fronte tant’è che chiederemo incontri con tutti i gruppi parlamentari perché il parlamento deve garantire una discussione equilibrata come è da tradizione italiana per la tutela e la garanzia di cittadini, lavoratori e pensionati italiani. Voglio ricordare agli economisti del governo di come non si debbano fare manovre recessive e di come si mantiene e si ravviva la crescita. Non siamo affatto d’accordo sulle misure riguardanti la rivalutazione e il limite di 900 euro”.

“Saremo sotto il Parlamento” – conclude Bonanni – “con una fortissima presenza di lavoratori e non molleremo questa storia per un solo giorno fino al ripristino di un criterio di responsabilità. Se qualcuno vuole commissariare la politica, il sociale non si commissaria! Questo è un attentato al sindacalismo confederale. Per questo chiediamo a tutti i lavoratori della Cisl, della Uil e della Ugl che si è unita a noi, a tutti i militanti, iscritti e dirigenti di fare lunedì prossimo uno sciopero-protesta nelle ultime due ore di lavoro e di recarsi presso tutte le prefetture per far sentire la nostra voce e richiedere con forza di aprire un negoziato”.

 

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