La segreteria nazionale della Cisl Scuola interviene con una sua nota di commento dopo la conclusione positiva della vicenda relativa agli scatti di anzianità pagati nel corso del 2013, di cui il Ministero dell’Economia aveva avviato le procedure di recupero. La Cisl Scuola sottolinea come il problema scatti di anzianità sia da molto tempo terreno di duro impegno per il sindacato, che deve farsi carico di riparare i danni di una politica ostile e latitante. Proprio alle forze politiche viene indicata la strada per compiere, se davvero lo vogliono, un atto concreto a favore della scuola e di chi ci lavora, dopo che per tre anni la via di soluzioni legislative ai problemi denunciati si è sempre dimostrata sbarrata. Di seguito la nota del nazionale.“La questione del recupero delle somme già pagate per gli scatti di anzianità si è chiusa come da noi chiesto fin da subito, col ritiro di un provvedimento iniquo e insensato. Ed è subito scattata, inevitabile, la corsa a intestarsi il merito della soluzione di un problema che non avrebbe nemmeno dovuto porsi.
Ai tanti – ma verrebbe da dire “ai tutti” – che si sono stracciati in queste ore le vesti per quanto stava accadendo, vorremmo ricordare che la questione scatti è aperta dal 2010; che da allora sono cambiati tre governi e quattro maggioranze parlamentari, ma che il rimedio ai danni prodotti da norme di legge fortemente penalizzanti per chi lavora nella scuola è venuto solo grazie all’iniziativa costante e determinata condotta sul piano sindacale da alcune organizzazioni e di cui la Cisl è stata forte protagonista.
È grazie a quella azione, è grazie alle intese cercate e sottoscritte con ministri e governi diversi – mentre altri rimanevano in attesa di auspicate e mai realizzate soluzioni “radicali” sul piano legislativo – che il blocco delle anzianità, inizialmente previsto per tre anni, si è ridotto a uno solo; è solo grazie alla determinazione di alcune sigle sindacali che anche il terzo anno di quel blocco potrà essere recuperato, con un accordo per cui ci sono già oggi i presupposti.
Se le forze politiche, una volta tanto capaci di esprimersi con lodevole coralità, avessero ora voglia di mostrarsi coerenti con le parole spese e dare un concreto segnale di attenzione alla scuola e a chi ci lavora, hanno il modo di farlo: cancellino la norma che nell’ottobre dell’anno scorso ha aggiunto un altro anno, il 2013, a quelli “sterilizzati” dal governo Berlusconi nel 2010, determinando il pasticcio poi evitato in extremis dal Governo. Ci risparmieranno la fatica che fino a oggi ha gravato interamente sulle spalle di chi, come noi, pratica un sindacalismo concreto e serio, non ossessionato dalla ricerca del clamore mediatico ma intento a farsi carico quotidianamente della ricerca di soluzioni ai problemi dei lavoratori che rappresenta. Problemi che una politica più lungimirante e un’amministrazione più attenta spesso potrebbero evitarci”.

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