Partiamo dall’inizio: la violenza esercitata da un gruppo di neofascisti contro alcuni studenti davanti al liceo Michelangiolo di Firenze è un fatto di gravità inaudita che avrebbe dovuto essere condannato subito e da tutti senza riserve e in modo molto esplicito. Così facendo non vi sarebbe stato spazio né per polemiche, né per letture strumentali, che andrebbero evitate da tutti in ragione direttamente proporzionale alla rilevanza del ruolo rivestito.
Le affermazioni del ministro, addirittura con ventilati interventi disciplinari, rischiano di avvalorare una lettura dei fatti per cui lo scritto di una preside diventa più grave dei pugni e dei calci inferti ai ragazzi da un gruppo dichiaratamente neofascista.
Non serve che le istituzioni siano in pericolo per sottolineare la gravità di comportamenti indegni del vivere civile e in sé pericolosi per la democrazia: denunciarli e contrastarli è comunque e sempre, per la scuola, un preciso dovere che attiene alla sua missione educativa.