Care Delegate/i, Care Iscritte/i,
con le categorie della scuola e di tutto il Pubblico Impiego abbiamo proclamato per il 1° dicembre uno sciopero che, rivendicando i rinnovi contrattuali di questo importante settore del mondo del lavoro, dà sostanza al ruolo e alla funzione fondamentale del sindacato. Uno sciopero alla cui riuscita e visibilità tutte le strutture territoriali e regionali della Cisl sono impegnate ad assicurare il massimo sostegno.
Non è accettabile che un contratto resti ancora bloccato, nonostante siano passati sei anni dall’ultimo rinnovo; non è accettabile che tanti lavoratori si vedano negare la possibilità di un confronto sulle trasformazioni che, in tempi di così rapidi cambiamenti, investono le loro professionalità; non è accettabile l’ostilità, il disprezzo, l’arroganza con cui da troppo chi lavora nel pubblico viene trattato.
Le ragioni e gli obiettivi dello sciopero sono gli stessi che hanno visto concludere con una grande manifestazione, l’8 novembre, una prima fase di mobilitazione che indicava nel rinnovo del contratto la risposta credibile per un’attenzione che non può essere fatta solo di parole e di annunci. Una richiesta avanzata in modo chiaro, con fermezza e con responsabilità, dalle lavoratrici e lavoratori e dalle loro organizzazioni di rappresentanza.
Una richiesta che il governo, nell’incontro del 17 novembre, diversamente che su altri aspetti, non ha voluto prendere minimamente in considerazione. Da qui la risposta necessaria e inevitabile dello sciopero che avrebbe potuto e dovuto essere unitario. Non è stato così perché altri non hanno ritenuto che valesse la pena lasciare al tema del lavoro pubblico la stessa centralità che ha permesso di impostare e seguire percorsi di mobilitazione ampiamente condivisi.
La forzatura di voler ricondurre la vertenza dentro contesti su cui era nota a tutti l’esistenza di valutazioni e scelte diverse, ci ha costretti a individuare la data del 1 dicembre per la proclamazione di uno sciopero per noi irrinunciabile, le cui forti ragioni non potevano, in questa fase, confondersi e disperdersi con altre.
Il pluralismo sindacale, che è nella storia e nella cultura del nostro paese, impone a tutti di saper vivere anche i momenti in cui prevalgono le differenze, come passaggi difficili ma comunque utili a individuare poi i punti comuni e forti che ci uniscono nella difesa del lavoro e delle sue tutele.
Un caro saluto
Roma, 21 novembre 2014 Annamaria Furlan